“Skirts for all”



Perchè un ragazzo dovrebbe mai andare a scuola indossando una gonna? Per protesta? Per provocazione? Per una presa in giro? Be’, la risposta a queste domande non può essere semplice e neanche unica. In questi mesi stanno diventando virali attraverso i social (specialmente su TikTok e Instagram) diversi video e immagini di ragazzi di scuole superiori in diversi Paesi, ad esempio Canada, Inghilterra, USA, Francia e anche Italia, che si mettono d’accordo e decidono, per un giorno, di indossare tutti una gonna corta a scuola. I motivi di questo gesto sono diversi, ma collegati dallo stesso filo conduttore: la consapevolezza della necessità di libertà e uguaglianza tra i generi e tutte le possibili identificazioni, a partire dallo sdoganamento del modo di vestirsi. La gonna, infatti, da sempre considerata un indumento esclusivamente femminile, è il simbolo sia dell’oppressione sia della liberazione delle donne: inizialmente lunga,obbligatoria e scomoda, poi trasformata durante gli anni ‘60 in una provocazione corta e attillata, che grida al cambiamento. Purtroppo però, nonostante il passare degli anni, il bigottismo rimane e spesso le ragazze a scuola sono rimproverate o addirittura punite a causa delle loro gonne troppo corte o delle loro spalle scoperte, perché potrebbero “distrarre” i ragazzi dalle lezioni e non perché siano all’interno di un edificio scolastico indossando abiti inappropriati; ecco, uno dei temi sui quali le “proteste in gonna” vogliono sensibilizzare sono proprio i “dress code” troppo severi nelle scuole, principalmente per le ragazze, ma anche per i ragazzi, come ad esempio quelli di Exeter, in Inghilterra, che nel 2017 sono andati a lezione indossando le gonne della divisa scolastica perché era stato vietato loro l’uso dei pantaloni corti con un gran caldo. D’altra parte, però, l’immagine di un ragazzo che indossa una gonna trasmette anche un altro messaggio: “clothes have no gender”, i vestiti non hanno genere. Una delle caratteristiche principali della nostra generazione, la generazione Z, composta da coloro che sono nati tra il 1995 e il 2010, è la tendenza a preferire la fluidità di genere: non vogliamo essere costretti a sapere e capire la nostra vera identità solo basandoci sul nostro sesso di nascita, ma desideriamo imparare a conoscerci piano piano, facendo esperienze e diventando persone uniche, capaci di essere se stesse all’interno di una società che ci vuole omologati e magari cercare di cambiarla. Queste sono tematiche che toccano tutti i giovani, femmine, maschi e non-binary. I terribili “double standars”, figli della cultura patriarcale, danneggiano senza fare distinzione: i ragazzi sono sottoposti a stress e ansia perchè, per essere accettati e non presi in giro, sentono di dover comportarsi sempre come il “maschio alfa”, risoluto, forte e insensibile, quando in realtà dovrebbero sentirsi liberi di esprimere apertamente le loro singole personalità; le ragazze, invece, sono ancora imprigionate dai pregiudizi maschilisti anche nei paesi più avanzati: sul posto di lavoro, a scuola, per strada e a casa, sono offese, sminuite e sessualizzate, portandole spesso a frustrazione, mancanza di autostima ed eccessiva timidezza; infine, le persone che si identificano in un genere diverso da quello in cui sono nate o non si vogliono definire parte di nessuna categoria vengono bollate come “strane”, “indecise” o addirittura “contro natura” e sicuramente, non sentendosi rappresentate abbastanza, non riescono da sole a combattere contro le retrograde idee che ancora le ostacolano. Ma è arrivato il momento di dire basta. I vestiti, come al solito, sono lo specchio del futuro desiderato dai giovani: un futuro senza paura, e di conseguenza odio, per chi è diverso, e con una nuova consapevolezza di rispetto e fiducia verso se stessi e gli altri. Come si legge sul numero di maggio 2020 di Vogue Italia, “il futuro della moda è genderless”. E’ questo il secondo messaggio che le proteste vogliono trasmettere a tutto il mondo, attraverso la dimostrazione che tutti noi, se vinciamo la nostra timidezza e ci battiamo per ciò che è giusto, possiamo, anche in piccolo, solamente indossando una gonna, influenzare e migliorare il rapporto che le persone hanno con se stesse e con il mondo.

21/11/2020

Articolo a cura di

Sofia Galbiati

IL BANFO

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