Che siate appassionati di scacchi o che non ce ne capiate proprio nulla, “The Queen’s Gambit”, in italiano “La Regina degli Scacchi”, vi stregherà sicuramente. La serie Netflix, tratta da un romanzo di Walter Tevis e composta da sette episodi di circa un’ora ciascuno, ci accompagna attraverso la vita di Elizabeth Harmon,una bambina rimasta orfana di madre negli anni ‘60 a causa di un terribile incidente stradale. Beth sopravvive e viene condotta in un austero orfanotrofio cattolico, dove passerà il resto della sua infanzia. Qui Beth, vedendo il custode, Mr. Shaibel, giocare a scacchi, rimane molto colpita e, con l’aiuto dell’uomo, impara e si dimostra da subito un prodigio. Ormai adolescente, viene adottata da Alma e Allston Wheatley e si trasferisce con loro in Kentucky. I coniugi, però, non sono così perfetti come sembrano: Allston è sempre in viaggio e Alma ha frequenti e fortissime emicranie e beve molto. Dopo che Allston le abbandona definitivamente, Beth si iscrive al suo primo torneo di scacchi e lo vince a mani basse, portando a casa 100 dollari; Alma, notando che il talento della figlia adottiva può farle fruttare del denaro, decide di sostenerla e, insieme, iniziano a viaggiare nelle location dei tornei più famosi, rafforzando il loro rapporto. Le vittorie di Beth si accumulano una dopo l’altra, ma il suo percorso nel mondo degli scacchi non è tutto rose e fiori… Ora non vi voglio spoilerare più niente, ma vi dico che “The Queen’s Gambit” è molto più di una serie sugli scacchi: è un insieme di tantissimi temi molto interessanti, tra questi il femminismo, la dipendenza, l’abbandono e il rapporto con le gare, mescolati dal regista con grande maestria fino a creare una dimensione, seppur piacevolissima, a tratti un po’ inquietante, all’interno della quale un’ora di episodio passa in un battito di ciglia. Come se stessimo giocando una partita di scacchi, la serie ci stupisce ad ogni mossa, lasciandoci spiazzati ma anche terribilmente curiosi di sapere quello che succederà. Anya Taylor Joy, poi, nel ruolo di Beth, è spettacolare: riesce perfettamente a esprimere le emozioni e le contraddizioni che convivono all’interno del personaggio, maledetto dal suo stesso genio. Un altro particolare da notare sono i fantastici outfit della protagonista, che, diventando nel corso della serie sempre più alla moda e curati, rappresentano il percorso di crescita interiore di Beth e distruggono gli stereotipi del mondo degli scacchi raffigurato nella serie, praticamente solo maschile. All’intervistatore che le chiede se non sia troppo glamour per giocare a scacchi, Beth infatti risponde: “Beh, è molto più facile giocare senza il peso del pomo d’adamo”. Insomma, “The Queen’s Gambit” è tutto quello che in questi tempi si cerca in una serie: particolare, sorprendente, fresca, vintage ma allo stesso tempo moderna, stilosa, profonda, coinvolgente e meravigliosa.