A quasi 30 anni dall’attentato di via Capaci del 23 maggio 1992, si sente ancora il bisogno di parlare della mafia e di tutti crimini che ha compiuto solo in nome del Potere. In molti oggi cercano di contrastarla, ma l’influenza di Cosa nostra è ancora molto potente.
Come si può allora parlarne alle generazioni future per far sì che non commettano gli stessi errori di quelle passate? Uno dei metodi è quello di riscoprire un personaggio famoso che abbia a che fare con l’argomento: nel nostro caso Giovanni Falcone.
Giovanni è stato uno dei più importanti giudici antimafia: grazie al suo lavoro ha condannato alla galera moltissimi mafiosi, diventando di conseguenza il bersaglio principale delle cosche. È riuscito a continuare il suo lavoro fino all’età di 53 anni, quando è stato vittima di un’esplosione che ha messo la parola “fine” alla sua vita, ma non al lavoro di tutte le persone che cercano di debellare la mafia una volta per tutte, anche in suo nome.
Il libro “Per questo mi chiamo Giovanni” parla di un padre che, per il decimo compleanno del figlio, gli regala una gita attraverso tutta la Sicilia, durante la quale decide di raccontargli la storia di Giovanni Falcone che è legata al nome dello stesso bambino e anche a ciò che succede nella sua scuola. Con degli esempi mirati, il padre riuscirà a far capire al piccolo Giovanni tutte le malefatte di Cosa nostra, ma allo stesso tempo l’eroismo e il coraggio di un uomo che più di ogni altro ha sognato di far crollare in prima persona un’organizzazione composta da migliaia di individui.
Questo libro è scritto in maniera colloquiale dal punto di vista di Giovanni, proprio come un discorso tra padre e figlio dove però il padre si rivolge direttamente anche a noi come per farci capire che non è solo una storia scritta tra le pagine di un libro, ma una realtà tutt’ora esistente.
Secondo me, questo libro deve essere letto da tutte le generazioni e da chiunque non l’abbia ancora fatto, perché ci sono molti significati e molti temi che a volte non si comprendono alla prima lettura, ma che hanno bisogno di un’analisi più approfondita della storia per venire a galla. A volte si pensa a questi fatti come ad un problema lontano, che non ci riguarda, ma non è così: molte persone che con la mafia non no avevano mai avuto a che fare, hanno perso la vita a causa di ciò, e tra di loro anche molti bambini piccoli. Questo ci deve far capire che nessuno è escluso dalla storia, e ognuno è in dovere di fare qualcosa, a modo suo, per aiutare.