Sulle note della scienza


La musica non è solo arte, emozione, storia, cultura ma anche un toccasana per la salute.

Tutti noi amiamo scegliere una colonna sonora per la nostra quotidianità, ma in questa breve rubrica non voglio semplicemente parlare della bellezza della musica…

Vi accompagnerò alla riscoperta della musica, prima dal punto di vista scientifico e poi culturale, e dopo aver letto questi articoli non la vedrete mai più allo stesso modo!

Tanto per cominciare, la musica è un modo per esprimere le nostre emozioni e stimola la nostra consapevolezza interiore, accrescendo il nostro benessere e rendendoci più felici. In secondo luogo, favorisce la concentrazione e aumenta la produttività, oltre a dare a chi la ascolta la possibilità di esprimere e percepire le proprie emozioni, di mostrare o comunicare i propri sentimenti e stati d’animo attraverso questo linguaggio.

Inoltre, è stato scientificamente dimostrato che la musica influisce sul battito cardiaco, sulla pressione sanguigna e sulla respirazione, ma anche sul livello di alcuni ormoni, in particolare quello dello stress. La musica aiuta anche contro i disturbi dell'umore, il disagio psichico, la depressione e altre malattie psicologiche.
Essa infatti stimola il rilascio di dopamina: un neurotrasmettitore che invia uno stimolo piacevole al cervello. È proprio questo il motivo per cui ascoltare musica è così appagante. In aggiunta, come anche precedentemente detto, è molto importante anche nella gestione dello stress. Molti studi mostrano, infatti, che la musica può alleviare ansia e tensione dal momento che riduce il rilascio di cortisolo, ovvero l’ormone dello stress.

È stato, anche, scientificamente dimostrato che i bambini che imparano a suonare uno strumento sin da piccoli presentano un quoziente intellettivo superiore alla media e hanno meno difficoltà ad eccellere a scuola, specialmente nelle materie come la matematica e le lingue, che richiedono logica, abilità di ragionamento non verbale, memoria e coordinazione oculo-manuale.
Contemporaneamente, a livello psicologico, risveglia, stimola e sviluppa le nostre emozioni e sentimenti.

La musica può anche essere un’efficace terapia per coloro che soffrono di autismo. Questa infatti soddisfa i bisogni fisici ed emotivi dei pazienti, perché aiuta a stimolare entrambi gli emisferi del cervello. Inoltre, in questo modo i bambini autistici migliorano le proprie abilità comunicative, sviluppano la capacità di concentrazione e imparano a rapportarsi in modo migliore con le persone intorno a loro. In secondo luogo, la musica allevia tensione e stress, che, come l’ansia dovuta alla percezione dell’ambiente esterno, sono comuni in coloro che soffrono di autismo. Con il supporto della musica, i bambini possono imparare nuove parole o capire come agire in determinate situazioni, sulla base del messaggio che il brano esprime.

La musica può anche aiutare nella cura della demenza. Spesso persone che soffrono di questa patologia riescono comunque a ricordare il testo di un brano se ne sentono la melodia.
Per tutti noi, la musica può avere significati speciali, suscitare ricordi, scatenare emozioni molto forti e farci rivivere momenti felici, risvegliando e stimolando emozioni e sentimenti.
Recenti studi, inoltre, ipotizzano anche di poterla sfruttare come terapia non-farmacologica. L’ascolto della musica, infatti, attiva diverse aree del cervello, incluse le aree non colpite dalla demenza, e in particolare, la corteccia prefrontale, ovvero la porzione cerebrale in cui musica, emozione e memoria si uniscono e una delle ultime parti del cervello ad essere danneggiate dalla malattia di Alzheimer. Infatti, le aree cerebrali associate alla memoria musicale sembrerebbero subire un danno minore rispetto ad altre zone sempre associate alla memoria e, dunque, stimolando queste aree l’obiettivo è sollecitare indirettamente anche altre abilità come il linguaggio ma soprattutto aiutare a ricordare di episodi della propria vita passata.
Infine, come anche per l’autismo, la musica esercita un significativo effetto sui livelli di ansia e di agitazione sperimentata dai pazienti: questa sembrerebbe agire non propriamente come un farmaco, ma come uno stabilizzatore dell’umore, che favorisce anche una migliore interazione sociale della persona.

Ecco, ora dopo aver visitato diversi laboratori di ricerca, siamo arrivati alla fine della prima tappa, ma non rilassatevi troppo: preparate le valigie perché presto partiremo per l’Arabia Saudita!

01/12/2021

Articolo a cura di

Rebecca Rivolta

Immagine a cura di

Chantal Lupo

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