«Care concittadine, cari concittadini, ho sempre vissuto questo tradizionale appuntamento di fine anno con molto coinvolgimento e anche con un po’ di emozione. Oggi questi sentimenti sono accresciuti dal fatto che, tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente». Con queste parole il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è rivolto agli Italiani il 31 dicembre 2021 per il tradizionale discorso di fine anno.
Il suo è stato un intervento di circa quindici minuti, con tanti passaggi dedicati a noi giovani e con parole che trasmettono sì fiducia nel futuro ma che non mancano di rivelare i tanti problemi ancora da affrontare e risolvere; i gravi disastri per
responsabilità umane, terremoti, alluvioni e ancora i caduti, militari e civili, per il dovere, i tanti morti sul lavoro e le donne vittime di violenza.
Per citarne solo alcuni.
Sergio Mattarella, il dodicesimo presidente della Repubblica, è stato eletto dal Parlamento il 31 gennaio 2015 con la maggioranza assoluta (665 voti su 995 dei votanti) al quarto scrutinio, come successore dell'ex presidente Giorgio Napolitano e il 3 febbraio dello stesso anno si è insediato al Quirinale.
Tra i primi atti della sua presidenza ci sono la rinuncia alla pensione da professore universitario (insegnava diritto parlamentare presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Palermo) e l'ampliamento della zona visitabile del Quirinale.
La sua prima visita presidenziale avvenne il giorno della sua elezione, quando si recò presso le Fosse Ardeatine a Roma dove nel 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale, le truppe di occupazione nazista uccisero 335 persone come rappresaglia per un attacco partigiano.
In tale occasione Mattarella ha dichiarato che "L'Europa e il mondo devono essere uniti per sconfiggere chiunque voglia trascinarci in una nuova era di terrore".
Il 9 gennaio 2018 ha nominato Liliana Segre, superstite dell'Olocausto e testimone della Shoah italiana, senatrice a vita ringraziandola per la sua preziosa testimonianza contro l’odio e la violenza in difesa dei diritti di tutti e nel rifiuto di ogni discriminazione. Il suo settennato è stato definito uno dei più difficili della storia repubblicana, tra crisi politiche (si sono alternati, infatti, cinque governi) economiche e l'emergenza sanitaria.
«Sono stati sette anni impegnativi, complessi, densi di emozioni: mi tornano in mente i momenti più felici, ma anche i giorni drammatici, quelli in cui sembravano prevalere le difficoltà e le sofferenze», ha ricordato Mattarella nel suo
ultimo discorso.
Gli italiani hanno dimostrato in questi anni di apprezzare la sua etica professionale e la discrezione, atteggiamenti che, secondo Mattarella, sono necessari in ogni presidente della
Repubblica che ha l'assoluto dovere di "spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente dell’interesse generale".
«Siamo pronti ad accogliere un nuovo anno, ed è un momento di speranza. Guardiamo avanti, sapendo che il destino dell’Italia dipende anche da ciascuno di noi»; la fatica per il difficile cammino percorso, la fiducia per quello che viene dopo, gli occhi comunque sempre al futuro: in tre concetti c’è tutto il settennato del dodicesimo presidente della Repubblica.
Le ultime parole di un uomo, il rappresentante del nostro Paese, che non ha mai mancato di professionalità e di senso del dovere, dotato di gentilezza ed empatia nei confronti dei concittadini italiani, i quali lo ricambiano con affetto e
gratitudine.
Il successore di Mattarella avrà davanti a sé quindi un compito non semplice. Dovrà gestire le forze politiche, alcune delle quali tutt'ora ambiscono al voto anticipato. Inoltre, insieme al governo, sarà chiamato ad affrontare l'emergenza Covid che appare tutt'altro che conclusa, oltre alla
delicatissima sfida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.