Incubo. Dolore. Ingiustizia. Pazzia. Inutile. Cruciale. Tragedia. Orrore. Imprevedibile. Genocidio. Realtà. Ritorsione. Conflitto. Follia. Decisiva. Insignificante. Immotivata. Tristezza. Distruzione. Aggressione. Shock. Inumanità. Spietatezza. Sofferenza degli innocenti. Una misura forzata. Spezzacuore. Terrore. Film horror.
Queste sono le parole con cui 28 ragazzə provenienti da Ucraina, Polonia e Russia che ho intervistato hanno descritto questa guerra, che da un giorno all’altro ha cambiato radicalmente le loro vite.
Dietro bombe, soldati, accordi, sanzioni economiche e gesti di solidarietà, ci sono, infatti, persone che non hanno più la loro vita, i loro affetti, non possono più andare a scuola o al lavoro, ma neppure uscire di casa senza il timore di tutto quello che potrebbe succedere. Per non dimenticare, coloro che, per fortuna o per sfortuna, sono stati costretti ad abbandonare il loro Paese e ora si trovano altrove a osservare questo massacro insensato, contro il quale i loro genitori spesso sono rimasti a combattere.
Di seguito, riporterò alcune delle tante risposte che ho ricevuto, nella speranza di dar voce a coloro che veramente sono i protagonisti di questa guerra.
Cosa ti spaventa di più?
Kristina (Ucraina): "L'intera situazione mi spaventa. Noi Ucraini vogliamo solo vivere la vecchia vita, quando tutto andava bene. Quando non avevamo paura che un proiettile o una bomba potessero volare nelle nostre case. Quando non ci nascondevamo negli scantinati e non sentivamo il suono di sirene e bombardamenti. Sembra la Seconda Guerra Mondiale, quando i fascisti uccisero gli ebrei. Se gli ebrei si nascondevano dai fascisti, noi Ucraini ci nascondiamo dai Russi nei bunker. Siamo vittime delle azioni di un uomo, che non ha giocato abbastanza ai carri armati durante l'infanzia.”
Olga (Ucraina): "Sono spaventata dalla possibilità di non tornare a casa. Ho sempre voluto vivere e studiare all'estero ma...Mio Dio, farei di tutto per tornare a casa. Adesso sono in Polonia, ma non confondiamo il termine turista con rifugiata. Perché si, sono una rifugiata: non avrei mai immaginato di dirlo e, anzi, quasi mi vergogno di aver sottovalutato e di non aver mai preso sul serio la guerra. Sono una rifugiata, ma non vengo dalla Siria o dallo Yemen, provengo dall'Ucraina, dall'Europa. Ho sempre associato, come credo tutti, il termine "'immigrato", "richiedente asilo, "rifugiato" a un qualcosa di lontano, distante da me. Chi avrebbe immaginato che all'alba del 2022 sarebbe nata una guerra del genere?"
Maria (Ucraina): "Temo che l'Ucraina sarà portata via. Amo troppo il mio Paese e non sono pronta a vivere in un altro. Non vorrei, nel futuro, sentire dire: "Ucraina? È da qualche parte in Russia?" Se devo essere sincera, però, temo davvero per il futuro dell'intero pianeta: la guerra sta avendo conseguenze devastanti anche sull'economia di molti altri Paesi."
Oksana (Ucraina): "Ho paura di morire: un pomeriggio ho visto una famiglia ucraina venir fucilata, mentre stava scappando da Kiev. L'esercito russo ha sparato sull'auto e tutti i membri della famiglia sono rimasti uccisi. Avremmo potuto essere io e la mia famiglia. Da quel momento, ho iniziato veramente a temere per la mia vita.
Qual è stata la tua prima sensazione quando hai saputo che è scoppiata la guerra?
Olga (Ucraina): "Quello che mi ricordo di più del giorno in cui è iniziata la guerra è il pianto di mia sorella. Ho una sorella più piccola e, quando mia madre ci ha avvisate che la guerra era iniziata, si è messa a piangere. Mi ricordo che mi chiese: "Olga, sopravviveremo?". Non avrei mai immaginato che mia sorella, di sei anni, un giorno avrebbe potuto farmi una domanda del genere . Avrei voluto tanto risponderle: "Non lo so. Anch'io sono terrorizzata". Ma decisi di rispondere: "Tranquilla, torna a dormire. Andrà tutto bene". Non volevo dare ulteriori preoccupazioni a mia mamma, che era già disperata, e così cercai di consolare mia sorella. Ma ero davvero spaventata."
Sofia (Ucraina): "L'Ucraina è la mia patria, il mio orgoglio, la mia amata Nazione Dopo il 2021, che è stato pieno di viaggi, ho completamente capito e realizzato che voglio vivere in Ucraina, perché è il mio amato Paese, la mia amata bella Kiev. Nel 2014, quando ho 13 anni, la città in cui sono nata, Simferopol, diventa una parte della Russia. Sono una bambina che non capisce davvero ancora niente. Non capisco perché. Decido di creare un gruppo VK (NDR: una sorta di Facebook russo) "Crimea è dell'Ucraina". Mia sorella e io decidiamo di cantare l'inno nazionale dell'Ucraina durante l'Inno russo in sego di protesta. Nel 2015 mi trasferisco a Kiev. È molto, molto difficile adattarsi. I miei genitori, amorevoli e premurosi, fanno di tutto per farmi integrare nella capitale.
È il 24 febbraio 2022 e sento la prima esplosione. Cado in ginocchio, singhiozzando, incapace di respirare, e chiamo i miei genitori. Non so cosa fare. Sono sola in tutta Kiev. Come nel 2014, mi trovo costretta ad andare via. I Russi ancora una volta cercano di conquistare il mio amato Paese. Devo trovare un modo per evacuare. Parto il 25 febbraio e, dopo 6 giorni di viaggio, arrivo in Germania."
Cosa ti ha insegnato questa guerra?
Maryna (Ucraina): "La guerra mi insegna a essere forte in ogni modo. Mi ha insegnato che posso essere forte. Sono sempre stata considerata come una persona debole, incapace di reagire, un'impacciata. E , sai , dopo un po' che ti senti ripetere le cose, ti entrano in testa e ci credi. Mi sono, dunque, sempre considerata "un'incapace", insomma. Ma invece ho dimostrato a tutti, e soprattutto a me stessa, di essere forte. Anzi, ci sono dei miei amici che, mentre i loro genitori preparavano ciò che era necessario per scappare, piangevano senza fare nulla di concreto. lo, invece, volevo aiutare e così ho fatto. Non sottovalutate mai voi stessi. Insomma, questa guerra è stata e continua a essere una sorta di sfida per me."
Olena (Ucraina): "Mi ha insegnato, o meglio ricordato, che la guerra è davvero ancora
possibile perché fa parte della natura umana. Pensavamo di aver lasciato la guerra nel 1900. Pensavamo di averla lasciata alle spalle con le guerre mondiali. Ma finché gli umani esisteranno ci sarà il male tra noi. La guerra è inferno, le persone non possono nemmeno capire come sia vivere in un Paese in guerra. E lo dico perché anch'io fino a un mese fa non ero ancora in guerra e non mi aspettavo fosse un qualcosa di così altamente distruttivo e devastante."
Olga (Ucraina): "Adesso nessuno mi spaventa. Se sono riuscita a scappare dall'Ucraina e ad andare in Polonia, sopravvivendo ai bombardamenti, di cos'altro posso aver timore?"
Sofia (Ucraina): "Questa guerra mi ha insegnato ad amare la mia vita, a godere ogni momento e che i beni materiali non valgono nulla. Quando è iniziata la guerra, non ho pensato ai vestiti, alle scarpe o alle borse, ma alla mia famiglia, i miei parenti e i miei amici. È una cosa che ripetiamo spesso, ma credo che finché non ci si trova in situazioni di questo tipo non sia riesca a comprendere a pieno."
Come la guerra sta influenzando la tua vita?
Kristina (Ucraina): "Sono ancora in Ucraina e, in generale, sono costantemente a casa aspettando che questo incubo finisca. Ogni giorno sento sirene e spero che un razzo non voli in casa mia. È una sorta di "loop" infinito: mi sveglio, ascolto le notizie, piango, penso a quanto questa situazione mi sembri surreale, mangio e dormo. Esco solo se strettamente necessario e quando so che non è pericoloso. Anche se in questo momento nulla è sicuro."
Nastia (Ucraina): "La guerra ha avuto un enorme impatto sulla mia salute mentale: ho 23 anni e la mia vita sembra essersi fermata. Il 2 Marzo avrei dovuto trasferirmi con i miei amici in un appartamento per iniziare una nuova vita da adulta, ma ciò non è stato possibile. I miei sogni mi sembrano infranti. Ormai non mi chiedo più se riuscirò a ottenere il lavoro che ho sempre sognato, ma mi domando se riuscirò a sopravvivere. Mi sembra veramente che tutto ciò che avevo costruito in così tanti anni, tutta la mia vita si sia fermata bruscamente.
Yulia (Ucraina): "Da quando è iniziata la guerra, non riesco più a dormire. Ogni notte ho paura di non svegliarmi. Ogni mattina scrivo a tutti i miei parenti e amici, dicendo loro quanto li amo e sperando che siano tutti vivi. Controllo costantemente le notizie e non riesco a trovare motivazione per fare altro."
Come hai fatto a scappare?
Olga (Ucraina): "Sono partita il decimo giorno di guerra, erano le 5-6 del mattino. lo e la mia famiglia siamo andati in macchina, scappando da Zaporizhzhia, città dell'Ucraina sud-orientale. Fortunatamente in quel momento era tutto tranquillo, sebbene ora l'esercito russo abbia occupato la centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia. Ad ogni modo, ad a un certo punto siamo stati fermati. Non so in che città fossimo: mi si chiudevano gli occhi, ero stanca, esausta. Tuttavia, ricordo esattamente che erano le nove di sera e siamo rimasti fermi fino alle 6 del mattino. Non ho capito di preciso il perché di questo, ma passare la notte in una macchina piuttosto piccola, con l'ansia e non sapendo cosa sarebbe accaduto dopo, è stato terribile. Il giorno dopo siamo arrivati a Solotvino (questo è il confine con la Romania). Alle 13:32 abbiamo varcato il confine con la Romania. Poi abbiamo guidato, senza essere ostacolati, fino all'Ungheria. Giunti al confine con l'Ungheria, è sorto un altro problema: non ci volevano far passare, siamo stati in piedi 9 ore. Poi hanno preso i nostri documenti e ci hanno portato (insieme ad altre famiglie) alla stazione di polizia. A causa di un problema del passaporto di mia madre, siamo rimasti bloccati in questura per un paio d'ore. Dopo questo inconveniente, siamo partiti per la Slovacchia e, da lì, siamo giunti in Polonia all'una del mattino. Abbiamo fortunatamente trovato dei volontari che hanno offerto un appartamento per un mese. Per ora abitiamo qui e stiamo cercando un altro posto dove vivere."
Anaya (Tennessee): “In realtà io non sono scappata dall’Ucraina. Ma ci sono andata. Mia sorella, infatti è ucraina e prima che i miei genitori la adottassero era stata aiutata da Masha, la responsabile dell’orfanotrofio dove si trovava. Per questa ragione, dopo che è scoppiato il conflitto, abbiamo deciso di partire, io e mio padre, e di andare da Masha, semplicemente perché volevamo aiutarla e, perlomeno, vederla prima che fosse troppo tardi. Ci siamo incontrati a Chernivtsi, vicino al confine con la Romania. È stato terribile vedere il caos, la paura che gli Ucraini stanno vivendo. Ho persino visto un innocente bambino che ha compiuto 1 anno di fronte alle macerie, agli sfollati, al dolore.”